Rock Island
Bottanuco (BG), 16 Luglio 2004

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Venerdì 16 luglio

Doccia e via al prato, stasera suonano Cesare Basile e Marco Parente.
Passati già entrambi sul palco di Sconcertando (il festival che si tiene a Ceregnano, provincia di Rovigo, ogni anno a fine luglio, sorta di gemello inconsapevole di RockIsland), quindi per certi versi alcuni paragoni diverranno, nel corso della serata, inevitabili.

La diretta con Radio Sherwood, stavolta, è monopolizzata da Basile, che devo seguire silenziosamente per il prato mentre sussurra allo zio Willy frasi che non sento; poi il telefonino torna a me, e - invece di fare il giornalista e narrare degli Yuppie Flu la sera prima - me la rido con Willy in materia di Val Brembana, zanzare ed amenità varie. Nei tavolini, all’ombra degli alberi, di fianco al palco, una persona al telefono con un block notes davanti, è un viso conosciuto - eccole qui, le soprese: Antonio Bertoli, traduttore italiano di Alejando Jodorowsky oltre che suo pupillo, di orgini polesane, editore, poeta, psicologo e psicomagico nonché esperto in.... ok, leggete Jodorowsky, io non lo so spiegare. E’ qui con Marco Parente, nella cui band ora militano ben due dei Mariposa (oltre ad Enrico Gabrielli ai fiati & pianoforte, si è aggiunto anche Enzo Cimino con un set di batteria assai poco ortodosso ma dai suoni originalissimi composto di flightcase - sì, suona percuotendo le custodie e non il contenuto delle custodie! -, piattini che suonati sembran vetri rotti e altre deliziose diavolerie), mentre al basso torna dopo due giorni Johnny Dall’Orto, che aveva già suonato il Fender Jazz per Benvegnù.

Saluti e abbracci, la cena sempre troppo abbondante perchè se parti coi casoncelli (casonsei) poi non puoi pretendere di proseguire con patate fritte, spiedini e carne alla griglia!

Prima che il sole tramonti c’è il tempo per il resoconto della spedizione nelle valli alla combriccola di Ciano e dei ragazzi che lavorano allo stand, potta scecc, siam stati a zonzo, a fuzzura.

Cesare Basile suona quasi un’ora, tre chitarre e batteria: l’assenza di un basso davvero non si sente, s’intendono a meraviglia e si lanciano in improvvisazioni, io mi trattengo ancora con Alle e scambio impressioni con Alberto, appassionato di musica, sosia di Russel Crowe, comunemente conosciuto nel forum di Rockit come ‘ninorn’.

Poi, seduto su una panca di fianco al mixer, con Pasini al mio fianco, ha inizio il set di Marco Parente: diviene difficile scriverne, trovare le parole adatte per descrivere il concerto più deludente del festival. Parte da solo, chitarra e voce, poi si aggiunge Enrico Gabrielli, infine tutta la band, e il concerto non decolla, o - perlomeno - non va mai nella direzione che mi aspettavo, che auspicavo, perdendosi miseramente. Cervellotico, sfilacciato, a tratti irritante. Sul palco si divertono, qualcuno tra il pubblico certamente apprezza. Mi alzo e vado in cerca di una birra, ma non serve a nulla: questo non è il Marco Parente del cd, né quello visto un anno prima a ‘Sconcertando’; hanno preso il sopravvento le - chiamiamole così - istanze avanguardistiche, il vocalizzo, l’impressionismo, le fughe di pianoforte. Fuori contesto, in tutto e per tutto: una simile proposta avrebbe forse funzionato in un teatro, ma certo non qui, ad una festa estive con gli stand e le birre e dopo Cesare Basile e Benvegnù… e gli Yuppie Flu!

Volevo canzoni, melodie & poesia. Ho avuto bozzetti ghirigori stonati e rumorismi assortiti: ammettendo anche di non avere la sensibilità necessaria per capire simili slanci (insopportabile ad esempio, per il sottoscritto, un concerto degli Zu), rimane il rammarico dell’occasione sprecata, il timore che quella che ho - frettolosamente ma efficacemente - definito la ‘deriva avanguardistica’ sia ormai il nuovo standard di Parente, forse ormai stancatosi di essere un semplice, delizioso ‘cantautore’. Caro Marco, se il sentiero è quello, non ti seguirò… non ne sono in grado.

Memorabile, invece, la chiusura del concerto di stasera, con tutti i componenti dei gruppi sul palco, ad accompagnare prima la lettura di un racconto di Basile (una grande dote di Cesare, che prima o poi si deciderà a pubblicare un’opera letteraria a suo nome: ne ha tutti i numeri!), poi il reading di Antonio Bertoli. Tutti sul palco, momento unico ed emozionante.

Più tardi, al bancone dei cocktail, Cesare Basile si intrattiene con Bertoli a parlare di poesia e di scrittura: ecco, ci sto dentro. Un’altra notte che scivola via, Silva la fotografa flirta col suo uomo mentre io ed Aurelio speravamo ci succedesse come in “Bodyguard”, ma né io né lui siamo Kevin Costner. Un’altra incursione ai Sebach, un’altra raffica di boiate in pseudo-bergamasco indirizzata ai giargianess con la t-shirt nera con su scritto Rockisland - coi colori dell’Atalanta, ovviamente.

di Enrico Rigolin
Live dal Live a Bottanuco, 16 Luglio 2004

in volo.. il volo.. in volo.. il volo..